PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, questo sconosciuto, facciamo chiarezza.

Il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ammonta complessivamente a 235,12 miliardi di euro, per la prima missione dedicata a “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura” sono stanziati 49,86 miliardi.

 

E’ il documento che il governo italiano ha predisposto per illustrare come intende gestire i fondi di Next generation Eu. Suddivide i settori di intervento in 6 missioni principali, tra cui digitalizzazione, salute e transizione ecologica.

Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è il documento che il governo italiano ha predisposto per illustrare alla commissione europea come il nostro paese intende investire i fondi che arriveranno nell’ambito del programma Next generation Eu.

Il documento, recentemente approvato dalla commissione, descrive quali progetti l’Italia intende realizzare grazie ai fondi comunitari. Il piano delinea inoltre come tali risorse saranno gestite e presenta anche un calendario di riforme collegate finalizzate in parte all’attuazione del piano e in parte alla modernizzazione del paese.

Il piano è stato realizzato seguendo le linee guida emanate dalla commissione europea e si articola su tre assi principali: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Il Pnrr raggruppa i progetti di investimento in 16 componenti, a loro volta raggruppate in 6 missioni:

  1.  Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;
  2.  Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  3.  Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  4.   Istruzione e ricerca;
  5. Coesione e inclusione;
  6. Salute.

Parallelamente ai progetti di investimento, il Pnrr delinea anche le riforme che il governo intende adottare per modernizzare il paese. Riforme che costituivano una conditio sine qua non per ottenere i finanziamenti.

Il piano distingue 4 diverse tipologie di riforme:

  • orizzontali o di contesto: misure d’interesse generale;
  • abilitanti: interventi funzionali a garantire l’attuazione del piano;
  • settoriali: riferite a singole missioni o comunque ad ambiti specifici;
  • concorrenti: non strettamente collegate con l’attuazione del piano ma comunque necessarie per la modernizzazione del paese (come la riforma del sistema fiscale o quella degli ammortizzatori sociali).

La gestione e l’attuazione del Pnrr infine sono state definite con uno specifico decreto legge. Ogni soggetto coinvolto nel piano (inclusi i ministeri e le altre amministrazioni sia centrali che locali) sarà chiamato ad attuare gli interventi e le riforme di propria competenza. Al ministero dell’economia e delle finanze sarà istituita una struttura di coordinamento per il monitoraggio e il controllo dell’attuazione oltre al contatto con la commissione europea.

A palazzo Chigi sarà invece creata una cabina di regia che avrà il compito di monitorare l’avanzamento del piano, proporre l’eventuale attivazione dei poteri sostitutivi e le modifiche normative necessarie per l’attuazione del piano.

L’Italia è la principale beneficiaria di questo nuovo programma di finanziamento comunitario con 191,5 miliardi di euro di fondi suddivisi tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi). A tali risorse si aggiungono poi circa 13 miliardi di euro di cui il nostro paese beneficerà nell’ambito del programma Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (React-Eu). Il governo ha inoltre, con apposito decreto legge, stanziato ulteriori 30,62 miliardi che serviranno a completare i progetti contenuti nel Pnrr.

La quota di risorse più ingente è assegnata per la realizzazione dei progetti inseriti nella missione 2 (rivoluzione verde e transizione ecologica) del piano che riceverà poco meno di 60 miliardi di euro. Alla missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura) sono assegnati circa 40,7 miliardi, mentre alla missione 4 (istruzione e ricerca) con quasi 31. Circa 25 miliardi saranno poi assegnati alle infrastrutture, quasi 20 per coesione e inclusione e circa 15 infine per la salute.

Non ci resta quindi che attendere per poter utilizzare tali fondi per migliorare e soprattutto digitalizzare le nostre aziende.

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